TECNICHE DEL TELAIO E AFFINI
Abbiamo un piano di appoggio a terra, costituito da un banco di lavoro idoneo : il tutto è formato da supporti di travicelli o casse in legno ( tipico nei laboratori ). Su uno di essi è adagiato il blocco; mentre il modello, solitamente, viene fissato ad una lastra di appoggio, posta su un altro banco da lavoro adeguato. I due soggetti, marmo e modello, sono sottoposti ad una propria livellatura e traguardati; poi, si debbono posizionare, frontalmente ed opposti, i due telai del modello e i due del blocco, in maniera tale che possano coprire in lunghezza e larghezza le dimensioni di entrambi questi ultimi ( la loro area e volume ).
Per dare un'idea del lavoro preparatorio, immaginiamo due letti, ad una piazza come i nostri di casa: l'uno, normalmente più piccolo, contenente il modello, l'altro, la statua. Ognuna di queste figure giacenti sul proprio letto, sul suo piano, a livello delle lenzuola, come se fossero delle persone. Ogni letto che si rispetti ha anche, da capo a piedi, le sue due sponde, poste frontalmente. Queste, per ogni soggetto menzionato ( i telai ), dobbiamo prefigurarle predisposte in scala di proporzione; e, sempre sul filo dell'immaginazione, pensarle livellate ognuna da un proprio piano virtuale, passante per i bordi estremi delle sponde, che le collega e si predispone parallelamente al piano geometrale ( o di terra ).Così raffiguriamo nella nostra mente dei parallelepipedi ( quello del marmo lo è realmente ), posti l'uno accanto all'altro ed ognuno con le proprie dimensioni atte a contenere sia quelle del modello sia quelle del marmo. Abbiamo descritto, contemporaneamente, anche lo stesso posizionamento dei telai, prefigurando con ciò il perimetro circostante al modello ed al blocco. Proseguiamo nella posa in opera, segnando sulle traverse ( secondo la dimensione dei telai ) tante suddivisioni uguali - ad imitazione delle tacche, simili, presenti nell'asta di ogni stadera - purché ognuna delle quali corrisponda all'unità grafica del rapporto designato, cioè conforme alle grandezze in scala della statua e del modello. Si auspica sempre l'impiego, come traversa ( detta anche cornice ), di una riga in legno spessa e con un profilo perfetto e non alterabile. Siccome ciò che è desiderabile non sempre è dato, si consiglia di fare molta attenzione nel segnare le tacche previste nelle cornici. Susseguentemente, sempre sulle stesse, si traccia, per tutta la lunghezza delle tacche, una linea che le incrocia a 90 gradi, all'incirca nella mezzeria della faccia alta di ogni traversa. Linea detta perimetrale perchè delimita il campo di lavoro. ( Un tempo si incidevano le tacche anche sui laterali dei telai per individuare meglio i piani ed i livelli della scultura, semplicemente posando la cordicella sui fermi, indispensabili, delle aste verticali; ricordiamoci dei livelli della nota " vasca d'acqua " di Michelangelo ). Quelle due linee perimetrali, nei diversi telai - modello e blocco - le chiameremo, arbitrariamente, d'orizzonte, poiché dovranno essere, tra loro, perfettamente parallele e traguardate. E' altresì importante che i piani sia del modello, sia della statua e conseguentemente dei telai, formino coll'orizzonte lo stesso angolo visuale. A questo punto, si prende una cordicella sufficientemente lunga, con all'estremità due pesi adeguati e la si appoggia sulle tacche, quasi a rappresentarne il loro prolungamento - prima su un lato delle traverse, poi sull'altro - a coprire tutta la distanza dei telai: non è complicato, le parti incise sulla cornice ben traguardate e numerate sono in sincronia, mentre i telai sono uno di fronte all'altro: si tratta di porre la corda sulle stesse tacche prospicienti collegandole. Poichè portano lo stesso numero in entrambi i lati dei telai, si segna la corda, con un pennarello, laddove incrociano con le linee d'orizzonte. Va da sè che a misure uguali, prese quasi all'estremità dei due lati, corrisponda una perfetta posizione parallela dei telai e delle linee d'orizzonte contenute. Predisposto ciò si murano definitivamente i telai, cementandone i piedi. LA PARTENZA è IMPORTANTISSIMA; lo smodellatore scandaglia il blocco, per vedere se vi può uscire la statua nelle volute proporzioni; assesta l'insieme del lavoro riportandone i punti principali dal modello. Soprattutto si prendono, dalla cordicella, le cale, in modo che le distanze dei piani del modello e del marmo siano uniformemente proporzionali alla proporzione generale fra modello e statua da eseguirsi. Questo è il momento più delicato: è consigliabile partire dalle due tacche mediane dei due telai, nel punto laddove incrociano con le linee d'orizzonte (es. se le tacche sono 10, il compasso è aperto sui numeri 5 dei due telai ). Si mette mano, immediatamente, al trasporto dei punti principali già fissati sul modello: il riporto inizia da quelli collocati circa alla metà; l'uno sul fianco destro, l'altro sul fianco sinistro. Da qui partono le prime intersezioni ( tre ). Con apertura di compasso uguale alla distanza del primo punto laterale dalle tacche, si effettuano le prime intersezioni ( due più la cala dalla cordicella sovrastante, che sarà perpendicolare al punto ); poi si provvede a riportare l'altro, con identica operazione. I due punti rappresentanto gli estremi laterali, che utilizzeremo per traportare i capi-punto situati uno alla testa e l'altro ai piedi del modello, per facilitarci le intersezioni delle misure lunghe sul piano. In questo modo si è anche cominciato ad individuare i vari campi di lavoro. Altri capi-punto strategici possono essere individuati per migliorare la geometria dei campi necessari ad un fedele trasporto dei punti. Fatte queste prime operazioni, si possono escludere le misure dei compassi dalle tacche, passando la direzione della manovra ai capi-punto del modello e della statua da eseguirsi, ad eccezione delle cale. ( Come già accennato le cale son state CALIBRATE; spieghiamolo meglio : dalla cordicella, sul modello, si sono prese le misure a quelle parti della figura che spiccano in alto o sottostanti, più basse, con queste si valutano i riporti sul marmo, calibrandone le cale, affinché tutte le distanze risultino perfettamente proporzionali. Semplicemente: il piano più basso e quello più alto del modello, debbono corrispondere, proporzionalmente, a quegli stessi da eseguirsi nella figura, che sono poi il riporto dei punti necessari a riprodurre la statua che il blocco deve poter contenere).
RIEPILOGHIAMO:
Tutti possono valutare le tante difficoltà di comprensione: un conto è l'esperienza pratica, un conto la teoria. Proviamo con un altro tentativo di semplificazione. Sarà puerile dirlo, ma abbiamo delineato un recinto delimitato dalle proiezioni congiunte e frontali dei telai, come se fossero le due porte di un campo di calcetto, collegate a confini ben delineati (con perimetro rettangolare). Lo abbiamo fatto in alto ed in basso: sopra di noi a livello delle traverse una rete di fili si prefigura, similmente ai vecchi telai nelle tessiture, considerato che spostiamo, spesso a tutto campo, la cordicella, ogni qual volta prendiamo una misura. E' proprio da questi fili che si ottengono le “ cale” , misure importanti per individuare, perpendicolarmente, un punto nella figura di un solido. Abbiamo simboleggiato, ancora una volta in maniera esageratamente grande, un parallelepipedo. Un campo sportivo non potrà mai essere un blocco; ma uscendo dall'immaginario, la sostanza è una sola: il marmo deve poter contenere congruamente il modello. Ritorniamo alla realtà, quella all'interno dello spazio sopra i banchi di lavoro, dove giacciono il modello e la sua riproduzione, ognuno con il proprio telaio nel rapporto voluto. Resta l'idea di un sistema operativo che ci ricorda l'uso delle squadre o delle cornici, con le loro divisioni in tutto il perimetro e dei corrispondenti fili a piombo. Ricordiamolo, queste, sono squadre fissate alla parete, ad angolo retto, e poste sopra la testa delle figure erette, sia del modello sia della statua per ricavarne le profondità. Qui, le misure si prendono prendendo dal filo di una cordicella tesa a piombo e mobile nel perimetro delle squadre. Nel sistema che descriviamo e che più correttamente chiamiamo del telaio, l'esecuzione è più precisa. Intanto perché il telaio ha proiezioni simili a quelle ortogonali al piano ( cale ). Non dimentichiamoci che la cordicella percorre tutte le tacche linearmente dal 1-1' o dal 2-2' e così via; ma può farlo anche di sbieco, da 1 al 10', mettendo in relazione compositiva, diagonalmente, parti da riprodurre. Infatti, il telaio, domina tutta l'area come se si sovrapponesse, visto dall'alto, ad un elaborato riprodotto in pianta; eppoi se la distanza dei telai tra loro non è molta, si può anche alternare la corda a piombo, con robusto ed inflessibile righello. E', inoltre, facilitato il riporto per la posizione più stabile della corda, che consente meglio l'apertura dei compassi tra essa ed il manufatto in questione, per la possibilità di essere a “ piombo “ sul lavoro; poi, di poter valutare, anche con i laterali del telaio, le sporgenze ed i rientri della figura, riportando una corda tesa su alcune tacche predisposte nei fianchi dello stesso. Si è da più parti, indicato l'esperimento di Michelangelo, con l'immersione di un modellino in una vasca d'acqua, lo rapportiamo all'esempio dianzi fatto, quello dell'estensione del filo laterale, poiché questi si pone sulla medesima traccia del livello dell'acqua: che è un livello sugli scorci dei piani che la figura, vista di profilo, staglia, quando il fantomatico pelo dell'acqua si alza o si abbassa.
PARTENZE ALTERNATIVE:
Dalle traverse dei telai, sia nel modello, sia nel marmo, nella mezzeria che fa' capo alle tacche (se sono 10 la mezzeria passa dal n. 5 al 5' opposto) all'incrocio con la menzionata "linea d'orizzonte", lo smodellatore utilizza i punti di incrocio anzidetti, come se fossero due capi punto di partenza, da questi, per mezzo delle intersezioni, segna altri capi-punto strategici, a destra ed a sinistra del modello e del marmo, poi passa allo scandaglio dei punti più rilevanti della figura, adeguandoli alle misure del blocco; altresì rileva le altezze più basse della statua, affinché sia congruamente contenuta nel blocco. In questa operazione, alzando o abbassando le cale, calibrandole perfettamente al riporto delle misure, dal modello alla statua, sia dei capi-punto, sia, nel proseguo, di tutti gli altri punti necessari, si adeguano tutti i corrispondenti piani, comprese le sporgenze. Poi si può passare, come già detto, la direzione delle lunghe direttamente dal modello al marmo; inalterate le cale.
E' possibile, fattibile, prescindere dal telaio sovrastante e procedere autonomamente, poiché questo piano, con la cordicella mobile sulle tacche, copre ampiamente lo spazio dove è collocato il lavoro? Abbiamo dianzi affermato che i telai sono sovrapposti al modello e al blocco, che fissano, su di loro, un perimetro di copertura, come se fossero due tetti nella voluta proporzione in scala. L'unico problema consiste nel posizionamento dei loro due soggetti sottostanti, che sono sì indipendenti, ma conservano una stretta relazione. La prima banale, il blocco deve poter contenere perfettamente il modello, praticando tutte quelle operazioni preliminari che abbiamo precedentemente detto. La seconda, si fissano i punti principali considerando che le linee delle cale, longitundinali all'elaborato, debbono avere assetti comuni, proporzionalmente dati. Quindi si può iniziare nello stesso modo di altre tecniche, più volte descritte. Si parte dai punti principali 1 e 2, riportati dal modello sul blocco per mezzo delle intersezioni, che segnano in lunghezza anche le linee di mezzeria, nella stessa posizione,il marmo e il modello. Queste linee debbono coincidere con la stessa linea di mezzo dei telai e confermate dalle successive cale. Cosicchè tutti i tre punti necessari saranno organici e nell'insieme a tutti quegli altri che verranno, utilizzando un vantaggioso sistema comune. Al riguardo, restano fermamente confermate le corrispondenze proporzionali, quelle della distanza dei telai dai piani del modello e della statua da eseguirsi.
TELAIO : ALTRE TECNICHE
Bassorilievi e Altorilievi
Questa applicazione del telaio può essere fatta prefigurando un impianto più modesto per i bassorilievi e altorilievi, mantenendo inalterate tutte le applicazioni e regole che riguardano l'uso del triangolo di proporzione. In tal caso i telai sono alzati sul piano di marmo e sul modello: sono lastre di circa 3 o più cm di spessore e di lunghezza uguale ai piani di posa del lavoro; la loro altezza, rispetto al maggior picco verticale del modello, deve poterlo superare da 6 a 10 cm, presi dal suo punto più rilevante. Ciò per utilizzare, i compassi, in maniera più precisa e di aprirli nel modo più consono al trasporto delle cale. I piani di partenza sono importanti. Dire che il piano del marmo deve occupare nello spazio la stessa inclinazione del modello o lo stesso angolo con la linea dell'orizzontale, non è sufficientemente chiaro. La migliore illustrazione si ha facendo un semplice calcolo: il piano del telaio del modello è, poniamo, di cm 6 e l'ingrandimento previsto è il doppio: Posso alzare il piano del marmo di 13 o più cm? No, perché escluderei la parti più rilevanti del modello. L'altezza delle lastre di questo telaio potrebbe essere 12 ( esattamente il doppio ), e partire “ fatti “. Meglio allora alzare a cm. 11,50, per avere la disponibilità minima di marmo ( roba ), per segnare il punto o capo-punto.
Si procede incidendo sulle coste o spessori delle lastre le tacche, partendo dalla mezzeria, così pure, come sulle linee dette di orizzonte che le incrociano si fissano, agli estremi della linea di mezzo, i due capi-punto; il tutto, nel mantenimento del rapporto proporzionale generale. Da questi primi due capi-punto, nella mezzeria, se ne fissano altri strategici, a destra e a sinistra, per poter tempestare di punti la statua onde farla emergere. Si lavora su piani precostituiti, c'è una qualche attinenza con le intersezioni che operano sul foglio da disegno, perché il bassorilievo non ha le dimensioni di una figura a tutto tondo, perciò occorre far molta attenzione all'impostazione del lavoro portando su di esso misure precise. Sull'impostazione, una volta che si è avviata l'opera con i capi-punto della mezzeria, il telaio si utilizza solo per le cale, osservando un modulo unico. Si può sbagliare, con un sistema misto di misure: lunghe e profondità prese, un po' dalle tacche, un po' dai punti sul piano.
UNA DIVERSA IMPOSTAZIONE DEL TELAIO.
I TELAI, se lo spazio nel laboratorio è scarso, possono essere posizionati in un altro modo da quello precedentemente descritto, facendo ricorso ad un sistema misto: mentre il telaio sovrastante il blocco rimane fisso a terra, quello del modello può essere posizionato, in piedi, aderente alla parete più prossima. A questa, e sopra la testa della statua, è fissata, alla parete, una squadra o cornice, che pur mantenendo la stessa proporzione, rispetto al rapporto di grandezza stabilita con il telaio, è parte di un sistema detto delle gabbie.
Con ciò necessitiamo di ulteriori delucidazioni, mai troppe ed inopportune.
COME SI PUO' INDIVIDUARE UN PIANO NELLO SPAZIO.
A) Ricordiamoci che ci stiamo occupando delle figure solide, i cui punti non giacciono tutti sullo stesso piano ( ogni piano divide lo spazio, semispazi,ognuno dei quali contiene infiniti punti ). B) Concetto di piano si intuisce ma non si definisce; sono facilmente intuibili i seguenti postulati: 1) un solo piano nello spazio può essere determinato, tra gli altri, per tre punti non allineati. 2) Per due punti A e B di una retta passano infiniti piani, ma uno solo di questi passa per un punto P, assegnato, non appartenente alla retta. E' lo stesso principio " della piramide a base triangolare", per trovare il suo vertice occorre riferirsi almeno ad altri tre punti non allineati.
C) INTERSEZIONE: L'intersezione di due figure è la parte che hanno in comune: perciò una retta che non appartiene in alcun modo ad un piano, ma lo interseca, ha solo un punto in comune con esso.
IL PRINCIPIO DI B. CAVALIERI.
Il principio di Cavalieri pensa che " un solido si può considerare formato da tante lamine sottilissime sovrapposte: due solidi uguali o diversi, ma formati dallo stesso numero di lamine, dello stesso spessore, con superfici equivalente, essi avranno la stessa estensione. L'enunciato: " dati due solidi, se è possibile disporli, rispetto ad un piano, in modo che ogni piano parallelo a questo li tagli secondo sezioni equivalenti, i due solidi sono equivalenti ".
Questa teoria la valutiamo diversamente, nella stessa visione che tutti i corpi hanno una loro estensione solida (occupano una parte di spazio ) e sono racchiusi da poligoni o figure piane di diversa dimensione. Più che al risultato della equivalenza ( prismi aventi altezze uguale e basi equivalenti avranno la stessa estensione ); il nostro obiettivo, solitamente, è quello della similitudine: esclusivamente di uguale forma. La consideriamo diversamente perchè il nostro modello, indipendentemente dalla postura e dal suo rapporto in scala, lo immaginiamo imprigionato in un parallelepipedo, che è la sua riproduzione nel blocco di marmo. Noi siamo interessati alla manualità del levare il superfluo, per copiare il modello, partendo dal'unicità del punto di vista frontale. Si inizia predisponendo l'intaglio dal piano alto, e mano mano, scoprendo le parti più sporgenti, si scende fino alle rotondità posteriori del piano di base. Il lavoro viene affrontato frontalmente, ma contemporaneamente, si opera anche sul profilo della statua per mantenerne i contorni e la giusta postura, secondo le proporzioni stabilite e mantenendo l'organicità della composizione.
1.RIPRODUZIONE DI SCULTURE PER MEZZO DEL TRASPORTO DEI PUNTI. 2.INTAGLIO DIRETTO ( "COSIDDETTO AD OCCHIO" ).
Di solito con il bozzetto si fissano le prime intuizioni, precedute da uno studio comprendente diversi disegni di approccio. Fissata l'idea si procede con la realizzazione del modello in creta e susseguentemente si getta in gesso con il metodo della forma persa ( raramente si formano gessi di grandi dimensione ). Si è perduta la tradizione del CANOVA di modelli o monumenti grandi al vero, che offrivano il vantaggio di valutare tutte le incidenze: luce, proporzioni, linguaggio della postura; concorrenza dei volumi e vuoti, linearità. Il ricorso a piccoli modelli è la norma, poi si affida l'opera a maestranze esperte. E' possibile che l'artista intervenga, con l'ultima mano. La presenza del modello, da tradurre nelle proporzioni stabilite, oltre ad una visione generale e particolare, offre anche la possibilità di trasferire dal modello al marmo tutte le misure necessarie per la buona riuscita dell'opera, con il pantografo (macchinetta) o con l'ausilio dei compassi.
Anche L'INTAGLIO DIRETTO prevede un qualche studio più o meno approfondito, predisponendo qualche bozzetto di riferimento; tranne che per il lavoro cosidetto commerciale che ha una tradizione artigianale e/o industriale. L'utilizzo di un disegno, stampe e/o fotografie è, da tempo, prassi consolidata. Soprattutto nell'arte cosidetta sacra e funeraria, l'intervento è diretto, d'acchito, utilizzando molteplici sistemi per " impastare" l'opera e la sua pulitura, agevolati da moderni macchinari.
lunedì 17 gennaio 2011
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