SCULTURA
1. Precisazioni
Una illusione si espande, come una coltre di nebbia nel mondo accademico e scolastico e più in generale sull'ambiente della scultura, con il nebuloso l'utilizzo del robot, l'apparecchio automatico programmabile che lavora giorno e notte. Ciò aggiunge alla meccanizzazione ulteriore tecnologia rispetto al recente passato, non sempre utile quando abusata, o emendabile per taluni lavori standard al cospetto di uno scarso valore aggiunto, che in qualche modo va ripristinato. Proprio nei confronti della bellezza artistica di un'opera o, quanto meno, di una sua perfetta esecuzione: nell'affermazione di uno stile, di una personalità, di un sentimento. Siamo oltre il conflitto originario tra lo scultore ( che lavorava la pietra ) e l'intellettuale che pensava, la cui idea o concetto spesso modellava, in creta, superficialmente. Dietro questa tendenza si nasconde un grave impoverimento della cultura del marmo. Fino a snaturarne le qualità del comunicare la cosa o qualcosa.
Si è lacerato un rapporto, in primo luogo, con la qualità e la resa della materia, dimentichi perfino della finalità esecutiva dell'opera e la sua primigenia destinazione. Una rottura consumata industrializzando il rapporto tra arte e mestiere; i quali un tempo, convenivano e si miglioravano nella loro capacità di mutuarsi, fino a consumare il mestiere prima della formazione accademica, dove si saldavano in questa sfida, in quel corpo a corpo, che vedeva l'artista ad essere artefice e realizzare le proprie opere.
La tecnica non è mai ininfluente, rispetto alla realizzazione di un'idea o di un sentire; non lo è per la necessità di comunicare, tra umani, precisamente quella cosa e non altro, occasionalmente. Così come non lo è nei confronti del contesto e/o del linguaggio usato, e neppure è indifferente l'utilizzo della materia e dei ferri ( utensili ) usati. Non sono la stessa cosa una diversa qualità dell'intaglio o della levigatura rispetto ad un altra più finemente o rozzamente lavorata, fino a far scomparire la bellezza del modellato di una trama e renderlo bolso. Questi particolari rappresentano la pelle o textùre ed offrono molteplici ritmi nell'esporsi alla luce, rappresentando una particolare ed irripetibile valenza segnica. La separazione tra arte e mestiere mostra confini molto labili, anche quando si è voluto relegare l'aiuto dell'artigiano a semplice lavoro di fatica, mentre permaneva un ampia necessità di interpretare “ l'idea “ e di pensarla in pietra, ricercando una perenne sintonia tra inventore ed esecutore. E' evidente che, il tutto, si gioca sulle infinite possibilità di linguaggio e sulla qualità della valenza segnica, perciò si assiste ad un recupero del mestiere ed il ritorno al blocco da parte di valenti artisti.
Nasce la necessità di impadronirsi di tutti i procedimenti di esecuzione della scultura e di far tesoro di tutti i segreti che le varie tecniche offrono, per far valere una propria valenza stilistica, rispettando anche il contributo dell'artigiano e senza mai perdere il controllo della lavorazione. Non si finisce mai di imparare il gioco delle linee e dei riflessi, nelle varie differenze dei contrasti: nel “ raspare “, lucidare, o lo scurire ed “ impastare “, con l'incisione dei vari ferri, subbia, gradina, ugnetto ecc... L'utilizzo delle tecniche non è mai neutro, c'è il rischio di sterilizzarne la spontaneità e di produrre figure anonime tal quali a dei manichini.
2. Precisazioni
ANGOLO E TRIANGOLO DI PROPORZIONI.
Nell'utilizzo del triangolo di proporzioni , il trasporto dei punti, per quanto fedele, lascia pur sempre un infinitesimo margine di imprecisione; soprattutto se si opera su grandezze eccessive tra il modello e la statua da eseguirsi. Certamente, si sopperisce a questo inconveniente con la pratica e la padronanza del mestiere. Con più facilità, sul foglio da disegno, trattandosi di linee e figure contenute sullo stesso piano, utilizziamo l'angolo riduttore ( o di ingrandimento ) per trasportare tutte le misure utili, segnando le parallele alle distanze prefissate con il massimo di fedeltà. Al contrario, nel lavoro di scultura, trattandosi di figure solide con infiniti piani, si ricorre all'arco tangente per evitare l'enorme e confuso affastellamento di parallele, susseguenti la retta che limita le misure date . Cosicché nei laboratori è disagevole l'utilizzo delle squadre e impraticabile eseguire un numero infinito di parallele. I punti da trasferire dal modello alla statua sono diverse migliaia ( una costellazione) : ogni punto necessita di tre misure, poiché per rilevare il punto di un piano nello spazio concorrono tre intersezioni, che incrociandosi riproducono il vertice di una piramide, a base triangolare, simile a quella data sul modello di riferimento.
Ritorniamo a ragionare sulle regole esistenti nell'ingrandimento tra statua e modello, verificando alcune ipotesi.
CONGRUITA' TRA LE MISURE DELLA STATUA E DEL MODELLO:
Trattandosi di triangoli simili, le corrispondenze sono totali tra tutti i lati e gli stessi angoli. Consideriamo le misure ( altezze ) di una statua di cm 615 e di un modello di cm 120:
1°). E' evidente che le prime triangolazioni servono per inquadrare e circoscrivere il lavoro, individuando tutti i piani più esterni, con misure che ne definiscono il contorno, sottraendo mano a mano il superfluo ( tipica dell'arte di Michelangelo l'atto tecnico del levare, che assume per lui il valore di un atto spirituale; la sublimazione dell'idea che lo precede). Perciò l'impostazione iniziale è importantissima, oltre a definire i capi-punto maestri. Risolviamo una prima difficoltà: una statua di oltre sei metri ci obbliga all'utilizzo di compassi di pari grandezza? No. Ma se sono più maneggevoli e precisi un “maranghino” o compassi che tirano la metà o un terzo dell'altezza data, conseguentemente, dobbiamo ridurre anche il triangolo di proporzione.
2°). La congruità affermata ci porta a sostenere che tutte le misure da trasferire dal modello al marmo mantengono un rapporto fisso, uguale a quello iniziale tra statua e modello, e cioè tra i rispettivi lati AB:BC; nel nostro caso cm 615:120 = 5,125. Impostiamo questa prima ipotesi: Se tracciamo, su una lastra, i lati del triangolo in maniera ridotta, dividendo per 3 le misure 615 e 120, avremo rispettivamente AB = 205 e 40 = BC. L'inconveniente di questa operazione sembra essere il limite di cm 40 che corrisponde alla riduzione del modello che è di cm 120. Come operiamo con l'arco tangente, se effettivamente abbiamo la necessità di misure maggiori 70, 80 ecc. ? La soluzione è nel prolungamento delle semirette AB e AC, nella quale è basilare la corrispondenza dianzi affermata tra i lati: infatti se 205 : 40, mantiene lo stesso quoziente, nel rapporto 5,125, perciò prolungando i lati, la misura maggiore aumenterà in proporzione ( es. cm 80, sarà parallela a BC del modello, e corrisponderà a quella relativa della statua di cm 410 su AB ). Quindi è verificata anche la possibilità di andare oltre il triangolo o angolo prefissato per il principio della similitudine: dividere una retta data nella stessa proporzione in cui è divisa un'altra retta data; nel caso specifico le due semirette con un punto di origine in comune mantengono la loro congruità all'infinito.
Più semplice la soluzione del secondo metodo, anche se in quella dianzi esposta si è voluto ribadire un postulato fondamentale.
Nel secondo esempio, tracciamo la stessa misura ridotta di AB ( cm 205, un terzo della statua ). Ma a differenza del primo, lasciamo invariata quella del modello, di cm 120. Ne consegue una parcellizzazione del rapporto su AB pari ad un terzo, che è ripristinabile all'intero: a) semplicemente moltiplicando ogni misura ottenuta con il valore delle altezze, statua cm 615 : 120 = 5,125 valore proporzionale. Cosicché ogni misura presa sul modello dovrà essere moltiplicata per questo valore e riportata sul blocco ( es. una misura dal modello di cm 81 corrisponderà a 81 x 5,125 = cm. 415.125 ); b) prendendo una misura dal modello che, trasportata sul triangolo (arco tangente), sarà uguale a cm.138,375. Questa misura dovrà essere moltiplicata per 3, ripristinando la ripartizione precedente effettuata , quindi 138,375X3 ci darà, nuovamente, cm 415,125, che è la misurara da riportarsi sulla statua. Oppure, se desideriamo complicarci la vita, la misura cm 138,375 è il valore di 81 moltiplicato per 1.708333333 ( quoziente uguale ad un terzo di 5,125 ) . Operazione inutile perché il tutto dovrà essere moltiplicato nuovamente per 3; ma che lo abbiamo riportato come curiosità, riaffermando la validità di moltiplicare per il valore intero, ogni misura presa dal modello, anche se l'altezza della statua è stata ridotta di 1/3 per ragioni di praticità nel manovrare compassi più maneggevoli sul triangolo di proporzione.
Un metodo facile per evitare le linee parallele ed anche l'arco tangente per operare solamente col compasso, si può usare questo procedimento sul triangolo ISOSCELE:
3°. Sempre su AB tracciamo l'altezza della statua, purché non sia maggiore o uguale al doppio del modello, con apertura di compasso pari all'altezza di quest'ultimo: facendo centro in A e B si descrivono due archi che, intersecandosi nel punto C, disegnano un triangolo isoscele, i cui lati uguali saranno proporzionali al lato AB. Una qualsiasi misura del modello, per essere proporzionale, dovrà portarsi su AC, poniamo sia una lunghezza AM; indi tenendo ferma in M la punta del compasso si porta l'altra punta su AB, il cui contatto sarà N. La lunghezza NA sarà quella da portarsi sul marmo.
Abbiamo ripetuto la descrizione di questa tecnica per ribadire che, su ogni lavoro scultoreo, si può e si deve ragionare sull'approccio migliore da seguire. E questa dianzi indicato è una tecnica facile e precisa. Non solo è semplice, ma ribadisce la necessità di ridurre le dimensioni delle operazioni. Abbiamo già visto l'utilità di ridimensionare di un terzo le grandezze date. Qui, sul triangolo isoscele, oltre alla semplicità dell'operare, indichiamo una tecnica che dalle piccole dimensioni si possono sviluppare, in scala, maggiori grandezze estremamente precise. Infatti con il triangolo isoscele possiamo lavorare con modelli appena maggiori di un quarto o di un sesto dell'altezza della statua, purché l'altezza del modello si aumenti un numero di volte sufficiente a superare la metà della statua, due o tre a seconda dell'esempio dianzi indicato: infatti su AC è necessario portare la misura raddoppiata o triplicata, per sviluppare la misura da riportarsi sul marmo.
Un altro sistema è quello delle scale naturali, un'idea che è prossima alla scala Ticonica. Si prendono due righe diritte di legno o di alluminio: l'una l'altezza della statua di cm 615, l'altra di cm 120 quella del modello, dividiamole entrambe per un egual numero di parti uguali ( più queste parti saranno piccole, più i lavoro verrà esatto ). Supponiamo che il divisore sia 30, avremo che ad ogni 4 cm del modello corrispondono cm 20,5 da riportarsi sul blocco; mentre riducendo ancora per 10 queste unità otterremo misure infinitesimali: 4 millimetri corrispondono a 2 centimetri e cinque millimetri (uguale a mm. 20,5 ). Praticamente abbiamo diviso le altezze del modello ( cm. 120 ) e della statua ( cm615 ) per 300. Insomma è possibile dividere entrambi in parti uguali, segnandole su due righe diverse: è ovvio che non si fanno tutte le 30 suddivisioni; si segnano solo i segmenti strettamente indispensabili a costruire la scala di proporzione, riportando l'unità grafica nel rapporto voluto ( misure corrispondenti modello-statua ). Ciò consente che ogni divisione della riga più piccola corrisponda, proporzionalmente, a quella più grande. Mentre per le misure infinitesimali si divide l'unità di misura in dieci parti determinando i corrispondenti sottomultipli. Così una qualsiasi misura sul modello corrisponderà nella riga piccola e grande alle proporzioni da riportarsi sulla statua: in tal modo ogni divisione della riga piccola starà proporzionalmente ad ogni divisione della riga grande come 615 sta 120 e 20,5 a 4 ecc. Possiamo prendere come campione il modello che è di cm 120: si può prendere la riga all'uopo predisposta e dividendola con 30 tacche avremo altrettante volte 4 cm ( 3ox4= 120 ), i quali saranno suddivisi in 40 millimetri. Quindi, presa una qualsiasi misura sul modello, si porterà il compasso sulla riga dianzi suddivisa e si vedrà quante parti essa comprende ( ogni parte corrisponde a 4 cm ); poi, se vi sono, calcoliamo le parti infinitesimali . Riepiloghiamo: Presa la misura di un punto, sul modello, presentiamo l'apertura del compasso sulla riga, poniamo che essa sia di 25 parti ed una piccola eccedenza, avremo una misura da riportarsi sul marmo di 25x20,5 = 410 ( ricordiamoci che abbiamo, dianzi, stabilito che 4 cm del modello corrispondono a 20,5 cm della statua ): per l'eccedenza che può essere 4, 5, o più millimetri, non ci resta che rapportarli alla proporzione stabilita (mm.4 = 2,05 cm.). Nella gestione dei sottomultipli si suddividono ulteriormente i due tratti (segmenti) in dieci parti uguali, nel rapporto in scala scelto, e si determinano così per ogni tratto i sottomultipli dell'unità di misura di entrambi i segmenti corrispondenti. L'esempio detto, come riferimento alla scala ticonica, soddisfa, solo, conoscenze utilizzate, ma superate. Normalmente queste operazioni facilitano il lavoro iniziale; indi, si procedeva con compassi più piccoli ed un triangolo minore, compatibile con la suddivisione della scultura e con capi-punto posti strategicamente.
Per le statue di grandi dimensioni, ma anche in generale, consigliamo di operare con il metodo del così detto punto falso ( vedi tecniche nelle tesi ), partendo dai due capi-punto della mezzeria.
I capi-punto sono la guida più sicura per impostare e portare a termine un buon lavoro, va da sé che il perimetro di partenza da essi delimitato va gestito con estrema precisione. Abbiamo sostenuto che non possiamo usare la tecnica delle parallele riportando, con le squadre, quelle numerosissime e necessarie; ma alcune sì, le possiamo riportare e senza l'ausilio delle squadre (desideriamo strafare). Il procedimento è semplice, come condurre una perpendicolare sulla retta A B, dopo aver descritto un arco di cerchio tangente, il cui raggio ( AC ) è uguale all'altezza del modello. Così come segue:
Su A B portare l'altezza della statua; centro in B con apertura del compasso pari all'apertura del modello e descrivo l'arco a cui si tiri la tangente A C. Sempre con centro in B, apertura del compasso leggermente maggiore alla precedente misura, che è l'altezza del modello , segno, sulla linea A C, una intersezione a destra ed una a sinistra; dopo di che, con la stessa apertura, incrocio i compassi sopra la tangente A C. Unisco questo punto di incrocio con B ed avrò il triangolo rettangolo A B C. Soprattutto con questo metodo e senza l'ausilio delle squadre, data una misura qualsiasi, posso trarre tutte le parallele al lato B C desiderate; ed anche oltre, prolungando i lati come già indicato. Almeno tutte quelle misure che mi possono consentire un veicolo, precisissimo, per il trasporto dei capi punto iniziali ed avere sottomano una visione globale del lavoro ed un controllo certo su tutti i piani e su tutti i punti indispensabili alla buona riuscita del lavoro.
SCULTURA
1. Precisazioni
Una illusione si espande, come una coltre di nebbia nel mondo accademico e scolastico e più in generale sull'ambiente della scultura, con il nebuloso l'utilizzo del robot, l'apparecchio automatico programmabile che lavora giorno e notte. Ciò aggiunge alla meccanizzazione ulteriore tecnologia rispetto al recente passato, non sempre utile quando abusata, o emendabile per taluni lavori standard al cospetto di uno scarso valore aggiunto, che in qualche modo va ripristinato. Proprio nei confronti della bellezza artistica di un'opera o, quanto meno, di una sua perfetta esecuzione: nell'affermazione di uno stile, di una personalità, di un sentimento. Siamo oltre il conflitto originario tra lo scultore ( che lavorava la pietra ) e l'intellettuale che pensava, la cui idea o concetto spesso modellava, in creta, superficialmente. Dietro questa tendenza si nasconde un grave impoverimento della cultura del marmo. Fino a snaturarne le qualità del comunicare la cosa o qualcosa.
Si è lacerato un rapporto, in primo luogo, con la qualità e la resa della materia, dimentichi perfino della finalità esecutiva dell'opera e la sua primigenia destinazione. Una rottura consumata industrializzando il rapporto tra arte e mestiere; i quali un tempo, convenivano e si miglioravano nella loro capacità di mutuarsi, fino a consumare il mestiere prima della formazione accademica, dove si saldavano in questa sfida, in quel corpo a corpo, che vedeva l'artista ad essere artefice e realizzare le proprie opere.
La tecnica non è mai ininfluente, rispetto alla realizzazione di un'idea o di un sentire; non lo è per la necessità di comunicare, tra umani, precisamente quella cosa e non altro, occasionalmente. Così come non lo è nei confronti del contesto e/o del linguaggio usato, e neppure è indifferente l'utilizzo della materia e dei ferri ( utensili ) usati. Non sono la stessa cosa una diversa qualità dell'intaglio o della levigatura rispetto ad un altra più finemente o rozzamente lavorata, fino a far scomparire la bellezza del modellato di una trama e renderlo bolso. Questi particolari rappresentano la pelle o textùre ed offrono molteplici ritmi nell'esporsi alla luce, rappresentando una particolare ed irripetibile valenza segnica. La separazione tra arte e mestiere mostra confini molto labili, anche quando si è voluto relegare l'aiuto dell'artigiano a semplice lavoro di fatica, mentre permaneva un ampia necessità di interpretare “ l'idea “ e di pensarla in pietra, ricercando una perenne sintonia tra inventore ed esecutore. E' evidente che, il tutto, si gioca sulle infinite possibilità di linguaggio e sulla qualità della valenza segnica, perciò si assiste ad un recupero del mestiere ed il ritorno al blocco da parte di valenti artisti.
Nasce la necessità di impadronirsi di tutti i procedimenti di esecuzione della scultura e di far tesoro di tutti i segreti che le varie tecniche offrono, per far valere una propria valenza stilistica, rispettando anche il contributo dell'artigiano e senza mai perdere il controllo della lavorazione. Non si finisce mai di imparare il gioco delle linee e dei riflessi, nelle varie differenze dei contrasti: nel “ raspare “, lucidare, o lo scurire ed “ impastare “, con l'incisione dei vari ferri, subbia, gradina, ugnetto ecc... L'utilizzo delle tecniche non è mai neutro, c'è il rischio di sterilizzarne la spontaneità e di produrre figure anonime tal quali a dei manichini.
2. Precisazioni
ANGOLO E TRIANGOLO DI PROPORZIONI.
Nell'utilizzo del triangolo di proporzioni , il trasporto dei punti, per quanto fedele, lascia pur sempre, per il praticante, un infinitesimo margine di imprecisione; soprattutto se si opera su grandezze eccessive tra il modello e la statua da eseguirsi. Certamente, si sopperisce a questo inconveniente con la pratica e la padronanza del mestiere. Con più facilità, sul foglio da disegno, trattandosi di linee e figure contenute sullo stesso piano, utilizziamo l'angolo riduttore ( o di ingrandimento ) per trasportare tutte le misure utili, segnando le parallele alle distanze prefissate con il massimo di fedeltà. Al contrario, nel lavoro di scultura, trattandosi di figure solide con infiniti piani, si ricorre all'arco tangente per evitare l'enorme e confuso affastellamento di parallele, susseguenti la retta che limita le misure date . Cosicché nei laboratori è disagevole l'utilizzo delle squadre e impraticabile eseguire un numero infinito di parallele. I punti da trasferire dal modello alla statua sono diverse migliaia ( una costellazione) : ogni punto necessita di tre misure, poiché per rilevare il punto di un piano nello spazio concorrono tre intersezioni, che incrociandosi riproducono il vertice di una piramide, a base triangolare, simile a quella data sul modello di riferimento.
Ritorniamo a ragionare sulle regole esistenti nell'ingrandimento tra statua e modello, verificando alcune ipotesi.
CONGRUITA' TRA LE MISURE DELLA STATUA E DEL MODELLO:
Trattandosi di triangoli simili, le corrispondenze sono totali tra tutti i lati e gli stessi angoli. Consideriamo le misure ( altezze ) di una statua di cm 615 e di un modello di cm 120:
1°). E' evidente che le prime triangolazioni servono per inquadrare e circoscrivere il lavoro, individuando tutti i piani più esterni, con misure che ne definiscono il contorno, sottraendo mano a mano il superfluo ( tipica dell'arte di Michelangelo l'atto tecnico del levare, che assume per lui il valore di un atto spirituale; la sublimazione dell'idea che lo precede). Perciò l'impostazione iniziale è importantissima, oltre a definire i capi-punto maestri. Risolviamo una prima difficoltà: una statua di oltre sei metri ci obbliga all'utilizzo di compassi di pari grandezza? No. Ma se sono più maneggevoli e precisi un “maranghino” o compassi che tirano la metà o un terzo dell'altezza data, conseguentemente, dobbiamo ridurre anche il triangolo di proporzione.
2°). La congruità affermata ci porta a sostenere che tutte le misure da trasferire dal modello al marmo mantengono un rapporto fisso, uguale a quello iniziale tra statua e modello, e cioè tra i rispettivi lati AB:BC; nel nostro caso cm 615:120 = 5,125. Impostiamo questa prima ipotesi: Se tracciamo, su una lastra, i lati del triangolo in maniera ridotta, dividendo per 3 le misure 615 e 120, avremo rispettivamente AB = 205 e 40 = BC. L'inconveniente di questa operazione sembra essere il limite di cm 40 che corrisponde alla riduzione del modello che è di cm 120. Come operiamo con l'arco tangente, se effettivamente abbiamo la necessità di misure maggiori 70, 80 ecc. ? La soluzione è nel prolungamento delle semirette AB e AC, nella quale è basilare la corrispondenza dianzi affermata tra i lati: infatti se 205 : 40, mantiene lo stesso quoziente, nel rapporto 5,125, perciò prolungando i lati, la misura maggiore aumenterà in proporzione ( es. cm 80, sarà parallela a BC del modello, e corrisponderà a quella relativa della statua di cm 410 su AB ). Quindi è verificata anche la possibilità di andare oltre il triangolo o angolo prefissato per il principio ella similitudine: dividere una retta data nella stessa proporzione in cui è divisa un'altra retta data; nel caso specifico le due semirette con un punto di origine in comune mantengono la loro congruità all'infinito.
Più semplice la soluzione del secondo metodo, anche se in quella dianzi esposta si è voluto ribadire un postulato fondamentale.
Nel secondo esempio, tracciamo la stessa misura ridotta di AB ( cm 205, un terzo della statua ). Ma a differenza del primo, lasciamo invariata quella del modello, di cm 120. Ne consegue una parcellizzazione del rapporto su AB pari ad un terzo, che è ripristinabile semplicemente moltiplicando ogni misura ottenuta con il valore delle altezze: statua cm 615 : 120 = 5,125 : cosicché ogni misura presa sul modello dovrà essere moltiplicata per questo valore e riportata sul blocco ( es. una misura dal modello di cm 81 corrisponderà a 81 x 5,125 = cm. 415.125 ). Oppure, se desideriamo complicarci la vita cm 138,375x3 = 415.125 sempre da riportare sulla statua, dove 138,375 è il valore di 81 moltiplicato per 5,125 : 3, che è 1.708333333, uguale ad un terzo di 5,125 . Operazione inutile perché il tutto dovrà essere moltiplicato nuovamente per 3; ma che lo abbiamo riportato come curiosità, riaffermando la validità di moltiplicare per il valore intero, ogni misura presa dal modello, anche se l'altezza della statua è stata ridotta di 1/3 per ragioni di praticità nel manovrare compassi più maneggevoli sul triangolo di proporzione.
Un metodo facile per evitare le linee parallele ed anche l'arco tangente per operare solamente col compasso, si può usare questo procedimento sul triangolo ISOSCELE:
3°. Sempre su AB tracciamo l'altezza della statua, purché non sia maggiore o uguale al doppio del modello, con apertura di compasso pari all'altezza di quest'ultimo: facendo centro in A e B si descrivono due archi che, intersecandosi nel punto C, disegnano un triangolo isoscele, i cui lati uguali saranno proporzionali al lato AB. Una qualsiasi misura del modello, per essere proporzionale, dovrà portarsi su AC, poniamo sia una lunghezza AM; indi tenendo ferma in M la punta del compasso si porta l'altra punta su AB, il cui contatto sarà N. La lunghezza NA sarà quella da portarsi sul marmo.
Abbiamo ripetuto la descrizione di questa tecnica per ribadire che, su ogni lavoro scultoreo, si può e si deve ragionare sull'approccio migliore da seguire. E questa dianzi indicato è una tecnica facile e precisa. Non solo è semplice, ma ribadisce la necessità di ridurre le dimensioni delle operazioni. Abbiamo già visto l'utilità di ridimensionare di un terzo le grandezze date. Qui, sul triangolo isoscele, oltre alla semplicità dell'operare, indichiamo una tecnica che dalle piccole dimensioni si possono sviluppare, in scala, maggiori grandezze estremamente precise. Infatti con il triangolo isoscele possiamo lavorare con modelli appena maggiori di un quarto o di un sesto dell'altezza della statua, purché l'altezza del modello si aumenti un numero di volte sufficiente a superare la metà della statua, due o tre a seconda dell'esempio dianzi indicato: infatti su AC è necessario portare la misura raddoppiata o triplicata, per sviluppare la misura da riportarsi sul marmo.
Un altro sistema è quello delle scale naturali, un'idea che è prossima alla scala Ticonica. Si prendono due righe diritte di legno o di alluminio: l'una l'altezza della statua di cm 615, l'altra di cm 120 quella del modello, dividiamole entrambe per un egual numero di parti uguali ( più queste parti saranno piccole, più i lavoro verrà esatto ). Supponiamo che il divisore sia 30, avremo che ad ogni 4 cm del modello corrispondono cm 20,5 da riportarsi sul blocco; mentre riducendo ancora per 10 queste unità otterremo misure infinitesimali: 4 millimetri corrispondono a 2 centimetri e cinque millimetri. Insomma tutte queste unità di misura dovranno ma più le mentre il modello sopra o sotto il metro; è possibile dividere entrambi in 100 parti uguali, segnandole su due righe diverse. Ciò consente che ogni divisione della riga più piccola corrisponda, proporzionalmente, a quella più grande. Mentre per le misure infinitesimali si divide l'unità di misura in dieci parti determinando i corrispondenti sottomultipli. Così una qualsiasi misura sul modello corrisponderà nella riga piccola e grande alle proporzioni da riportarsi sulla statua: in tal modo ogni divisione della riga piccola starà proporzionalmente ad ogni divisione della riga grande come 615 sta 120 e 20,5 a 4 ecc. Possiamo prendere come campione il modello che è di cm 120: si può prendere la riga all'uopo predisposta e dividendola con 30 tacche avremo altrettante volte 4 cm ( 3ox4= 120 ), dei quali una parte saranno suddivisi in 40 millimetri. Quindi, presa una qualsiasi misura sul modello, si porterà il compasso sulla riga dianzi suddivisa e si vedrà quante parti essa comprende ( ogni parte corrisponde a 4 cm ); poi, se vi sono, calcoliamo le parti infinitesimali . Riepiloghiamo: Presa la misura di un punto, sul modello, presentiamo l'apertura del compasso sulla riga, poniamo che essa sia di 25 parti ed una piccola eccedenza, avremo una misura da riportarsi sul marmo di 25x20,5 = 410 ( ricordiamoci che abbiamo, dianzi, stabilito che 4 cm del modello corrispondono a 20,5 cm della statua ): per l'eccedenza che può essere 4, 5, o più millimetri non ci resta che moltiplicare ognuno per 2,05 cm. Normalmente queste queste operazioni presiedono il lavoro iniziale; indi, si opera con compassi più piccoli ed un triangolo minore, compatibile con la suddivisione della scultura e con capi-punto posti strategicamente.
Per le statue di grandi dimensioni, ma anche in generale, consigliamo di operare con il metodo del così detto punto falso ( vedi tecniche nelle tesi ), partendo dai due capi-punto della mezzeria.
I capi-punto sono la guida più sicura per impostare e portare a termine un buon lavoro, va da sé che il perimetro di partenza da essi delimitato va gestito con estrema precisione. Abbiamo sostenuto che non possiamo usare la tecnica delle parallele riportando, con le squadre, quelle numerosissime e necessarie; ma alcune sì, le possiamo riportare e senza l'ausilio delle squadre. Il procedimento è semplice, come condurre una perpendicolare sulla retta A B, dopo aver descritto un arco di cerchio tangente, il cui raggio ( AC ) è uguale all'altezza del modello. Così come segue:
Su A B portare l'altezza della statua; centro in B con apertura del compasso pari all'apertura del modello e descrivo l'arco a cui si tiri la tangente A C. Sempre con centro in B, apertura del compasso leggermente maggiore alla precedente misura, che è l'altezza del modello , segno, sulla linea A C, una intersezione a destra ed una a sinistra; dopo di che, con la stessa apertura, incrocio i compassi sopra la tangente A C. Unisco questo punto di incrocio con B ed avrò il triangolo rettangolo A B C. Soprattutto con questo metodo e senza l'ausilio delle squadre, data una misura qualsiasi, posso trarre tutte le parallele al lato B C desiderate; ed anche oltre, prolungando i lati come già indicato. Almeno tutte quelle misure che mi possono consentire un veicolo, precisissimo, per il trasporto dei capi punto iniziali ed avere sottomano una visione globale del lavoro ed un controllo certo su tutti i piani e su tutti i punti indispensabili alla buona riuscita del lavoro.
SCULTURA
1. Precisazioni
Una illusione si espande, come una coltre di nebbia nel mondo accademico e scolastico e più in generale sull'ambiente della scultura, con il nebuloso l'utilizzo del robot, l'apparecchio automatico programmabile che lavora giorno e notte. Ciò aggiunge alla meccanizzazione ulteriore tecnologia rispetto al recente passato, non sempre utile quando abusata, o emendabile per taluni lavori standard al cospetto di uno scarso valore aggiunto, che in qualche modo va ripristinato. Proprio nei confronti della bellezza artistica di un'opera o, quanto meno, di una sua perfetta esecuzione: nell'affermazione di uno stile, di una personalità, di un sentimento. Siamo oltre il conflitto originario tra lo scultore ( che lavorava la pietra ) e l'intellettuale che pensava, la cui idea o concetto spesso modellava, in creta, superficialmente. Dietro questa tendenza si nasconde un grave impoverimento della cultura del marmo. Fino a snaturarne le qualità del comunicare la cosa o qualcosa.
Si è lacerato un rapporto, in primo luogo, con la qualità e la resa della materia, dimentichi perfino della finalità esecutiva dell'opera e la sua primigenia destinazione. Una rottura consumata industrializzando il rapporto tra arte e mestiere; i quali un tempo, convenivano e si miglioravano nella loro capacità di mutuarsi, fino a consumare il mestiere prima della formazione accademica, dove si saldavano in questa sfida, in quel corpo a corpo, che vedeva l'artista ad essere artefice e realizzare le proprie opere.
La tecnica non è mai ininfluente, rispetto alla realizzazione di un'idea o di un sentire; non lo è per la necessità di comunicare, tra umani, precisamente quella cosa e non altro, occasionalmente. Così come non lo è nei confronti del contesto e/o del linguaggio usato, e neppure è indifferente l'utilizzo della materia e dei ferri ( utensili ) usati. Non sono la stessa cosa una diversa qualità dell'intaglio o della levigatura rispetto ad un altra più finemente o rozzamente lavorata, fino a far scomparire la bellezza del modellato di una trama e renderlo bolso. Questi particolari rappresentano la pelle o textùre ed offrono molteplici ritmi nell'esporsi alla luce, rappresentando una particolare ed irripetibile valenza segnica. La separazione tra arte e mestiere mostra confini molto labili, anche quando si è voluto relegare l'aiuto dell'artigiano a semplice lavoro di fatica, mentre permaneva un ampia necessità di interpretare “ l'idea “ e di pensarla in pietra, ricercando una perenne sintonia tra inventore ed esecutore. E' evidente che, il tutto, si gioca sulle infinite possibilità di linguaggio e sulla qualità della valenza segnica, perciò si assiste ad un recupero del mestiere ed il ritorno al blocco da parte di valenti artisti.
Nasce la necessità di impadronirsi di tutti i procedimenti di esecuzione della scultura e di far tesoro di tutti i segreti che le varie tecniche offrono, per far valere una propria valenza stilistica, rispettando anche il contributo dell'artigiano e senza mai perdere il controllo della lavorazione. Non si finisce mai di imparare il gioco delle linee e dei riflessi, nelle varie differenze dei contrasti: nel “ raspare “, lucidare, o lo scurire ed “ impastare “, con l'incisione dei vari ferri, subbia, gradina, ugnetto ecc... L'utilizzo delle tecniche non è mai neutro, c'è il rischio di sterilizzarne la spontaneità e di produrre figure anonime tal quali a dei manichini.
2. Precisazioni
ANGOLO E TRIANGOLO DI PROPORZIONI.
Nell'utilizzo del triangolo di proporzioni , il trasporto dei punti, per quanto fedele, lascia pur sempre un infinitesimo margine di imprecisione; soprattutto se si opera su grandezze eccessive tra il modello e la statua da eseguirsi. Certamente, si sopperisce a questo inconveniente con la pratica e la padronanza del mestiere. Con più facilità, sul foglio da disegno, trattandosi di linee e figure contenute sullo stesso piano, utilizziamo l'angolo riduttore ( o di ingrandimento ) per trasportare tutte le misure utili, segnando le parallele alle distanze prefissate con il massimo di fedeltà. Al contrario, nel lavoro di scultura, trattandosi di figure solide con infiniti piani, si ricorre all'arco tangente per evitare l'enorme e confuso affastellamento di parallele, susseguenti la retta che limita le misure date . Cosicché nei laboratori è disagevole l'utilizzo delle squadre e impraticabile eseguire un numero infinito di parallele. I punti da trasferire dal modello alla statua sono diverse migliaia ( una costellazione) : ogni punto necessita di tre misure, poiché per rilevare il punto di un piano nello spazio concorrono tre intersezioni, che incrociandosi riproducono il vertice di una piramide, a base triangolare, simile a quella data sul modello di riferimento.
Ritorniamo a ragionare sulle regole esistenti nell'ingrandimento tra statua e modello, verificando alcune ipotesi.
CONGRUITA' TRA LE MISURE DELLA STATUA E DEL MODELLO:
Trattandosi di triangoli simili, le corrispondenze sono totali tra tutti i lati e gli stessi angoli. Consideriamo le misure ( altezze ) di una statua di cm 615 e di un modello di cm 120:
1°). E' evidente che le prime triangolazioni servono per inquadrare e circoscrivere il lavoro, individuando tutti i piani più esterni, con misure che ne definiscono il contorno, sottraendo mano a mano il superfluo ( tipica dell'arte di Michelangelo l'atto tecnico del levare, che assume per lui il valore di un atto spirituale; la sublimazione dell'idea che lo precede). Perciò l'impostazione iniziale è importantissima, oltre a definire i capi-punto maestri. Risolviamo una prima difficoltà: una statua di oltre sei metri ci obbliga all'utilizzo di compassi di pari grandezza? No. Ma se sono più maneggevoli e precisi un “maranghino” o compassi che tirano la metà o un terzo dell'altezza data, conseguentemente, dobbiamo ridurre anche il triangolo di proporzione.
2°). La congruità affermata ci porta a sostenere che tutte le misure da trasferire dal modello al marmo mantengono un rapporto fisso, uguale a quello iniziale tra statua e modello, e cioè tra i rispettivi lati AB:BC; nel nostro caso cm 615:120 = 5,125. Impostiamo questa prima ipotesi: Se tracciamo, su una lastra, i lati del triangolo in maniera ridotta, dividendo per 3 le misure 615 e 120, avremo rispettivamente AB = 205 e 40 = BC. L'inconveniente di questa operazione sembra essere il limite di cm 40 che corrisponde alla riduzione del modello che è di cm 120. Come operiamo con l'arco tangente, se effettivamente abbiamo la necessità di misure maggiori 70, 80 ecc. ? La soluzione è nel prolungamento delle semirette AB e AC, nella quale è basilare la corrispondenza dianzi affermata tra i lati: infatti se 205 : 40, mantiene lo stesso quoziente, nel rapporto 5,125, perciò prolungando i lati, la misura maggiore aumenterà in proporzione ( es. cm 80, sarà parallela a BC del modello, e corrisponderà a quella relativa della statua di cm 410 su AB ). Quindi è verificata anche la possibilità di andare oltre il triangolo o angolo prefissato per il principio ella similitudine: dividere una retta data nella stessa proporzione in cui è divisa un'altra retta data; nel caso specifico le due semirette con un punto di origine in comune mantengono la loro congruità all'infinito.
Più semplice la soluzione del secondo metodo, anche se in quella dianzi esposta si è voluto ribadire un postulato fondamentale.
Nel secondo esempio, tracciamo la stessa misura ridotta di AB ( cm 205, un terzo della statua ). Ma a differenza del primo, lasciamo invariata quella del modello, di cm 120. Ne consegue una parcellizzazione del rapporto su AB pari ad un terzo, che è ripristinabile semplicemente moltiplicando ogni misura ottenuta con il valore delle altezze: statua cm 615 : 120 = 5,125 : cosicché ogni misura presa sul modello dovrà essere moltiplicata per questo valore e riportata sul blocco ( es. una misura dal modello di cm 81 corrisponderà a 81 x 5,125 = cm. 415.125 ). Oppure, se desideriamo complicarci la vita cm 138,375x3 = 415.125 sempre da riportare sulla statua, dove 138,375 è il valore di 81 moltiplicato per 5,125 : 3, che è 1.708333333, uguale ad un terzo di 5,125 . Operazione inutile perché il tutto dovrà essere moltiplicato nuovamente per 3; ma che lo abbiamo riportato come curiosità, riaffermando la validità di moltiplicare per il valore intero, ogni misura presa dal modello, anche se l'altezza della statua è stata ridotta di 1/3 per ragioni di praticità nel manovrare compassi più maneggevoli sul triangolo di proporzione.
Un metodo facile per evitare le linee parallele ed anche l'arco tangente per operare solamente col compasso, si può usare questo procedimento sul triangolo ISOSCELE:
3°. Sempre su AB tracciamo l'altezza della statua, purché non sia maggiore o uguale al doppio del modello, con apertura di compasso pari all'altezza di quest'ultimo: facendo centro in A e B si descrivono due archi che, intersecandosi nel punto C, disegnano un triangolo isoscele, i cui lati uguali saranno proporzionali al lato AB. Una qualsiasi misura del modello, per essere proporzionale, dovrà portarsi su AC, poniamo sia una lunghezza AM; indi tenendo ferma in M la punta del compasso si porta l'altra punta su AB, il cui contatto sarà N. La lunghezza NA sarà quella da portarsi sul marmo.
Abbiamo ripetuto la descrizione di questa tecnica per ribadire che, su ogni lavoro scultoreo, si può e si deve ragionare sull'approccio migliore da seguire. E questa dianzi indicato è una tecnica facile e precisa. Non solo è semplice, ma ribadisce la necessità di ridurre le dimensioni delle operazioni. Abbiamo già visto l'utilità di ridimensionare di un terzo le grandezze date. Qui, sul triangolo isoscele, oltre alla semplicità dell'operare, indichiamo una tecnica che dalle piccole dimensioni si possono sviluppare, in scala, maggiori grandezze estremamente precise. Infatti con il triangolo isoscele possiamo lavorare con modelli appena maggiori di un quarto o di un sesto dell'altezza della statua, purché l'altezza del modello si aumenti un numero di volte sufficiente a superare la metà della statua, due o tre a seconda dell'esempio dianzi indicato: infatti su AC è necessario portare la misura raddoppiata o triplicata, per sviluppare la misura da riportarsi sul marmo.
Un altro sistema è quello delle scale naturali, un'idea che è prossima alla scala Ticonica. Si prendono due righe diritte di legno o di alluminio: l'una l'altezza della statua di cm 615, l'altra di cm 120 quella del modello, dividiamole entrambe per un egual numero di parti uguali ( più queste parti saranno piccole, più i lavoro verrà esatto ). Supponiamo che il divisore sia 30, avremo che ad ogni 4 cm del modello corrispondono cm 20,5 da riportarsi sul blocco; mentre riducendo ancora per 10 queste unità otterremo misure infinitesimali: 4 millimetri corrispondono a 2 centimetri e cinque millimetri. Insomma tutte queste unità di misura dovranno ma più le mentre il modello sopra o sotto il metro; è possibile dividere entrambi in 100 parti uguali, segnandole su due righe diverse. Ciò consente che ogni divisione della riga più piccola corrisponda, proporzionalmente, a quella più grande. Mentre per le misure infinitesimali si divide l'unità di misura in dieci parti determinando i corrispondenti sottomultipli. Così una qualsiasi misura sul modello corrisponderà nella riga piccola e grande alle proporzioni da riportarsi sulla statua: in tal modo ogni divisione della riga piccola starà proporzionalmente ad ogni divisione della riga grande come 615 sta 120 e 20,5 a 4 ecc. Possiamo prendere come campione il modello che è di cm 120: si può prendere la riga all'uopo predisposta e dividendola con 30 tacche avremo altrettante volte 4 cm ( 3ox4= 120 ), dei quali una parte saranno suddivisi in 40 millimetri. Quindi, presa una qualsiasi misura sul modello, si porterà il compasso sulla riga dianzi suddivisa e si vedrà quante parti essa comprende ( ogni parte corrisponde a 4 cm ); poi, se vi sono, calcoliamo le parti infinitesimali . Riepiloghiamo: Presa la misura di un punto, sul modello, presentiamo l'apertura del compasso sulla riga, poniamo che essa sia di 25 parti ed una piccola eccedenza, avremo una misura da riportarsi sul marmo di 25x20,5 = 410 ( ricordiamoci che abbiamo, dianzi, stabilito che 4 cm del modello corrispondono a 20,5 cm della statua ): per l'eccedenza che può essere 4, 5, o più millimetri non ci resta che moltiplicare ognuno per 2,05 cm. Normalmente queste queste operazioni presiedono il lavoro iniziale; indi, si opera con compassi più piccoli ed un triangolo minore, compatibile con la suddivisione della scultura e con capi-punto posti strategicamente.
Per le statue di grandi dimensioni, ma anche in generale, consigliamo di operare con il metodo del così detto punto falso ( vedi tecniche nelle tesi ), partendo dai due capi-punto della mezzeria.
I capi-punto sono la guida più sicura per impostare e portare a termine un buon lavoro, va da sé che il perimetro di partenza da essi delimitato va gestito con estrema precisione. Abbiamo sostenuto che non possiamo usare la tecnica delle parallele riportando, con le squadre, quelle numerosissime e necessarie; ma alcune sì, le possiamo riportare e senza l'ausilio delle squadre. Il procedimento è semplice, come condurre una perpendicolare sulla retta A B, dopo aver descritto un arco di cerchio tangente, il cui raggio ( AC ) è uguale all'altezza del modello. Così come segue:
Su A B portare l'altezza della statua; centro in B con apertura del compasso pari all'apertura del modello e descrivo l'arco a cui si tiri la tangente A C. Sempre con centro in B, apertura del compasso leggermente maggiore alla precedente misura, che è l'altezza del modello , segno, sulla linea A C, una intersezione a destra ed una a sinistra; dopo di che, con la stessa apertura, incrocio i compassi sopra la tangente A C. Unisco questo punto di incrocio con B ed avrò il triangolo rettangolo A B C. Soprattutto con questo metodo e senza l'ausilio delle squadre, data una misura qualsiasi, posso trarre tutte le parallele al lato B C desiderate; ed anche oltre, prolungando i lati come già indicato. Almeno tutte quelle misure che mi possono consentire un veicolo, precisissimo, per il trasporto dei capi punto iniziali ed avere sottomano una visione globale del lavoro ed un controllo certo su tutti i piani e su tutti i punti indispensabili alla buona riuscita del lavoro.
martedì 18 gennaio 2011
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