UNA
VOCE DALLA TRAVIATA: O CARRARA O CARA NOI LASCEREMO, LA VITA UNITI
TRASCORREREMO,...
UN
GRANDE AMORE, DEI CITTADINI, VERSO LA PROPRIA CITTA' - AVVERSATO DA
SIGNOROTTI E BARONETTI DI RANGO... E DA BINDA, CON CARICO DI
VARIA SERVITU'.
Lo
è fin dalla retorica D'Annunziana, DELLE CITTA' DEL SILENZIO su
Carrara: “Ma su quante città regnano i belli/ eroi nati dal grembo
dei tuoi monti!” E permangono tombali silenzi, a fronte di una
tradizione ricca di orgoglio e di avvenimenti che, di “occupazione”
e di capitali-investimenti, avèa eletto a proprio monumento. (1)
Quel marmo “materiale accademico e reazionario, secondo gli artisti
di avanguardia”...”Quando Arturo Martini era sceso a Carrara,
prevenuto nei confronti delle troppe sculture in marmo, giudicò,
oltre le opere fredde e brutte dell'arte, quelle di una uniformità
artistica e commerciale anonima. Sicuro che il suo lavoro ne avrebbe
subito la stessa sorte. Ma presto si ricredette; a tal punto che
elevò gli operai ad “autentici stradivari”. (2)
Con Martini si realizzarono nuove formule espressive “che, rispetto
alle tecniche tradizionali risultavano come dei paradossi: un opera,
portata avanti fino alla lucidatura, veniva percossa con
l'abbozzatore sulla superficie”. Oppure, “il Maestro chiedeva di
tirar giù quella testa con una martellata (è la donna che nuota
sotto l'acqua), con grave disappunto dei mestieranti”. In compenso,
Martini futurista lo fu davvero: in un suo commento “già prevedeva
la fine della scultura astratta e la ripresa del figurativo, con il
ritorno ai contenuti”. Alla gente “piase sentirse contar delle
storie”, disse in dialetto Trevigiano.
È
il ritorno alla preminenza del segno - “nei suoi principali aspetti
organizzativi e sostanziali del significante” -, quale espressione
di un linguaggio chiaro e funzionale alla sua modellizzazione, che è
affine alle affettuosità del marmo, altresì idonea a raccoglierne
il messaggio estetico. Perciò quello che ancora rimane del
patrimonio delle tecniche, del “mestiere della scultura”,
[visibile ancora in molte
delle opere cittadine],
va' recuperato: quelle tracce dei ferri, quel colorismo,
quell'impasto particolare, è prezioso, perché è ricchezza non solo
percepita, ma il reale che ne promuove altra: solo tale ricchezza
incentiva i profitti ed un indotto qualificato. A tal proposito
alcune osservazioni su due artisti della seconda metà
dell'ottocento, Rodin e Boccioni. Il primo, vicino agli
impressionisti, legato all'eroismo e alla monumentalità,
“nell'approccio alla scultura invitava a considerare i volumi delle
poche forme geometriche del lavoro (sintesi), che vanno al di là del
singolo piano (verità cubica)”. Boccioni, “la continuità nello
spazio e il dinamismo; l'importanza data al vuoto con l'abolizione
della linea finita, e della statua chiusa”. Ebbene, SATRE
CONDANNAVA queste innovazioni. “Le statue classiche tradizionali –
affermava – vi gettano negli occhi la loro eternità. Ma l'eternità
e sinonimo di inerzia; è UN ETERNO ORA. L'auspicio a Carrara, di
VIOLETTA E ALFREDO, si chiude così: “de' corsi affanni compenso
avrai, la tua salute rifiorirà...
Note
(1) Scultura a Carrara Ottocento.
(2)
L'uomo di marmo.
L'Apuano
il Giovane.
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